In una lunga intervista realizzata da Synlab per la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” il magistrato bellunese affronta il tema dal punto di vista sociale e dei costi in termini di salute
“Quando si parla di violenza bisogna farlo partendo dall’evoluzione del concetto di salute passato da una sua identità in negativo, assenza di malattia, ad una sua costruzione in positivo, ovvero uno stato di benessere psicofisico e realizzazione emotiva e fisiologica, che la giurisprudenza riconosce agli individui nel nome del principio costituzionale dell’articolo 32, la garanzia del diritto alla salute” lo ha affermato la dottoressa Roberta Gallego, Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Belluno, in un’intervista esclusiva realizzata in occasione del 25 novembre “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.
L’iniziativa è stata fortemente voluta da Synlab per sensibilizzare pazienti e collaboratori.
In tutti i punti prelievo e centri polidiagnostici sarà esposto un Qr code grazie al quale sarà possibile scaricare e ascoltare l’intervista.
“Abbiamo voluto dare un segnale forte per cercare di dare il nostro contributo – spiega Cesare Gallorini, responsabile area Nord Est di Synlab – e il video ha l’obiettivo di sensibilizzare quante più persone possibile. La dottoressa Gallego ha ricordato come questa tematica investa la salute di migliaia di donne, siamo consapevoli di ciò e vogliamo fare la nostra parte”.
Gallego nella lunga intervista ha ricordato come “La violenza diventa tale quando questa condotta è in grado di comprimere, aggredire e compromettere la salute intesa come benessere psicofisico dell’individuo. Violenza che non è solo fisica ma anche emotiva, psicologica ed economica”. “Il massimo comune denominatore della maggior parte dei casi di violenza domestica– spiega il Sostituto Procuratore di Belluno – è che la vittima è infungibile, la violenza dunque viene perpetrata spesso e volentieri non da un estraneo ma da un soggetto che ha già una relazione con la vittima, spesso affettiva. In questo caso purtroppo avremo una persona offesa che potrebbe avere difficoltà a chiedere aiuto perché possono esserci dei meccanismi sociologici, emotivi o psicologici che fanno da detraente”. Per la dottoressa Gallego “La riforma Cartabia, unitamente agli interventi normativi degli ultimi anni, dalla legge n. 38 del 2009 in avanti, ha introdotto degli elementi importanti. Per esempio ora possiamo procedere d’ufficio in tutte le situazioni in cui la vittima risulta vulnerabile per età o infermità anche per delitti che prima si perseguivano solo a querela di parte. Questo consente all’Autorità Giudiziaria di procedere anche nonostante la mancata istanza della vittima”.
“Un altro vantaggio derivante dagli aggiornamenti normativi sono sicuramente i tempi – continua Gallego – con, per esempio, tre giorni a disposizione dell’autorità giudiziaria per sentire una donna vittima di violenza, con la videoregistrazione e con l’ausilio di un esperto psicologo, e i trenta giorni per chiedere eventuali misure cautelari per i carnefici. Ricordo poi che, a differenza di altri reati, per lo stalking è possibile proporre querela a sei mesi dai fatti mentre per la violenza sessuale si arriva a un anno dai fatti. Sono aumentate poi le possibilità di procedere a bonificare d’urgenza una situazione pericolosa attraverso gli strumenti dell’arresto in differita e dell’allontanamento immediato dall’abitazione familiare”. “E’ necessario poi un cambio di mentalità rispetto alla violenza domestica che va intesa non più come fatto puramente privatistico ma come problema sociale – conclude Gallego – perché può generare patologie depressive, dipendenza da alcol fino ad arrivare a atti autolesionistici, bulimia e anoressia, con dei costi sociali, in termini di salute, troppo alti”.