Alle 5 del mattino del 21 agosto 1961 decedeva al “Codivilla” di Cortina Severino Lussato, bellunese (dal 1937 archivista-protocollista al Comune), “un puro della montagna” (è il titolo di una pubblicazione-ricordo, a 25 anni dal tragico evento, curata dalla sezione bellunese del Club Alpino Italiano con testo di Bepi Pellegrinon e Loris Santomaso). Il giorno prima, domenica 20, era rimasto vittima di u no scivolone accidentale, riportando gravi lesioni al capo, mentre stava ultimando una facile ascensione (difficoltà di quarto grado) sul terzo spigolo della “Via Alverà” della Tofana di Roces. Era in compagnia del suo amico Giuseppe “Bepi” Caldart, accademico del Cai scomparso da qualche anno, che si era “eroicamente prodigato ne salvataggio”: prestati i primi soccorsi all’amico, era salito in vetta “concludendo in libera ascensione, ed aveva quindi raggiunto il rifugio Cantore chiedendo l’aiuto degli Scoiattoli e delle guide di Cortina. I soccorritori erano intervenuti tempestivamente a far man forte al generoso accademico bellunese il quale, nel frattempo, era ritornato presso l’amico Severino, assistendolo amorevolmente nella penosa agonia. Nella tarda serata l’operazione si concludeva con il ricovero al Codivilla dove, purtroppo, ogni cura risultava ormai vana: solo la forte fibra del ferito riuscì a lottare per alcune ore contro la morte”. Pellegrinon-Santomaso scrivono in occasione della cerimonia-ricordo al Pis Pilon del 31 agosto 1986: “… In noi, come in tanti altrui appassionati della montagna, il ricordo di Severino Lussato, uomo buono, sereno, generoso, forte quanto modesto e discreto è costantemente vivo e presente” aggiungendo: “veniva a mancare una figura straordinaria e singolare, ‘così vicina – scrisse Piero Rossi – all’ideale dell’alpinista che ama la montagna nel silenzio e per se stessa, che veramente sentiamo di non poter rimpiazzare per era per noi quasi un simbolo ed una bandiera”. Ancora: “Lussato era notissimo nell’ambiente alpinistico bellunese e dolomitico, pur senza essere “personaggio”: la sua trentennale attività sui monti, fatta di innumerevoli ascensioni, alcune delle quali di rilievo e di notevole interesse, ma soprattutto il suo carattere cordiale e aperto, che pur metteva in luce aspetti schivi e riservati, gli avevano procurato la stima, la simpatia e l’amicizia di tutti”. Viene quindi ricordato che “signore della montagna della quale amava ogni angolo, specie i più reconditi” aveva cominciato giovanissimo, nel 1930, ad appena 15 anni, con la scalata del Piccolo Cimon del Froppa sulle Marmarole, in compagnia di Elio Peruz e Italo De Col. Dopo la pausa imposta dalla guerra, la sua attività alpinistica divenne consistente senza mai essere frenetica od eclatante, “ma pochi ne erano a conoscenza: tanta era la sua modestia, la sua riservatezza che perfino gli amici a lui più vicini, come gli stessi compagni di cordata, ignoravano la vastità delle sue conoscenze alpine. Piero Rossi, che con Lussato costituì una cordata fissa per anni, in occasione del tragico incidente sulla Tofana rivelò – fra i tanti che confermavano la nobiltà d’animo, la grandezza del suo cuore, episodi commoventi, gesti di altruismo e di una generosità come sempre più di rado accade di poter annotare – l’episodio legato all’apertura in solitaria di una via lunga e difficile e propose agli amici di ripeterla assieme “a condizione che figurasse come una ‘prima’ della cordata e non sua!”. Gratitudine sincera per Lussato “per la lezione di vita che ci ha saputo dare in vari modi: quale sincero appassionato della montagna innanzitutto quindi come animatore instancabile della Sezione di Belluno del Cai, della quale fu per anni meraviglioso e impareggiabile segretario, sempre pronto ad offrire il contributo della sua qualificata esperienza alle iniziative del Club sempre senza clamore, schivo di ogni forma d’esibizionismo tanto che diventava introvabile quando doveva ricevere meritati riconoscimenti o plausi. Bepi Pellegrinon e Loris Santomaso così concludono: “Possa essere, questo piccolo ricordo, a 25 anni dalla sua scomparsa, memoria viva e palpitante per tutti coloro che lo hanno avuto amico e compagno di cordata ed esempio a quei giovani che vorranno accostarsi alla montagna e viverne il fascino con i medesimi sentimenti e le medesime aspirazioni di Severino Lussato. Il cui spirito è sempre in mezzo a noi e aleggia lassù, sulla amica Schiara, dove ce lo ricordano anche la Croda e il ricovero invernale adiacente al rifugio 7. Alpini, che portano il suo nome”. NELLE FOTO (riproduzioni dalla pubblicazione del Cai di Belluno; sito sassbalòs e Renato Bona): Severino Lussato; il suo grande amico Bepi Caldart; scorcio del terzo spigolo della “Via Alverà” della Tofana di Roces: sta salendo Bertoldo del Gruppo Sass Balos del quale fanno parte anche Luca, Guglielmo ed Omar accumunati dalla passione per la montagna e per il cantautore, chitarrista e scrittore italiano Davide Van De Sfroos; la sede del Cai bellunese; il ricovero sulla Schiara intitolato a Lussato.