BELLUNO ”Lassù l’ultima. La chiesetta dedicata al Beato Frassati”. E’ il titolo di una pubblicazione di sole 20 pagine che Nuovi Sentieri editore ha fatto stampare nel marzo 1983 dalla “Castaldi” di Feltre, dedicandola a don Celeste Pellegrini in occasione degli 80 anni del sacerdote. Testi di Tommaso Magalotti, Bepi Pellegrinon e Loris Santomaso; foto di Dario Fontanive e Walter Planascher; disegni di Dante Moro; in copertina: “La chiesetta di Valfreda” opera di Tommaso Magalotti del 1993 e in quarta di copertina “Don Celeste”, di Arturo Coppola (1990). Ma chi era don Celeste (scomparso il 10 febbraio 1998)? Nato il primo giorno di primavera del 1913 – come scrivono Santomaso e Pellegrinon nel capitolo “I giorni le opere” – dall’umile famiglia contadina di Augusto e Orsola Scola, a Costa di Falcade, entra nel seminario di Feltre seguendo il compianto fratello don Giovanni, di tre anni più anziano, nell’autunno del 1925. Terminati gli studi ginnasiali a Feltre e quindi quelli liceali e teologici a Belluno, viene consacrato sacerdote il 20 giugno 1937. Celebra la prima messa il giorno seguente a Goima presso il citato fratello sacerdote che coadiuva finché viene nominato cappellano a Pieve di Zoldo dove resta dal 25 luglio 1937 all’11 maggio 1939; il 12 maggio e fino al 10 ottobre 1941 è a Gosaldo, primo cappellano mansionario di don Mosè Sella, dove fonda i vari gruppi di Azione cattolcia e “dà corpo ai primi restauri della chiesa parrocchiale e della canonica”. E’ poi cappellano a Longarone dall’11 ottobre 1941 al 6 maggio 1942 dove viene incaricato di avviare la fondazione della parrocchia di Fortogna. Tappa successiva, decisamente importante, quella di Tiser dove il vescovo Giosuè Cattarossi lo nomina parroco a soli 29 anni tanto che risulta il più giovane della Diocesi. Ministero pastorale durato dal maggio 1942 al 13 novembre 1944; anche qui “in quella vasta e disagiata comunità egli sviluppa un’intensa attività edilizia, ricordata ancor oggi a distanza di 50 anni”: restaurata la vecchia casa canonica e la chiesa in cui il pittore Mario Barberis lascia pregevoli affreschi e tele; inaugura il primo auto-organo della diocesi … colloca artistiche ed istoriate vetrate e, “al momento di lasciare Tiser lascia pure un considerevole saldo attivo ai suo successore”. Approda nel novembre del 1944 a Caprile e “deve subito affrontare le conseguenze di una parrocchia colpita ormai da vari anni dall’Interdetto ecclesiastico…”. Da impulso all’Azione cattolica e intraprende il radicale restauro di canonica e chiesa con il rifacimento delle sacrestie… costruisce la casa della dottrina con il capace cinema-teatro. Proprio a Caprile si merita l’appellativo di “nostro salvatore” per il suo intervento sui tedeschi che, per rappresaglia contro i partigiani che li avevano attaccati, avevano rastrellato 200 persone minacciando di farle fuori tutte ma alla fine si arrenderanno ai combattenti della libertà. Altri incarichi di don Celeste: fondatore della nuova parrocchia di Caviola e promotore della nuova chiesa dedicata a San Pio X, iniziativa che gli valse il titolo di arciprete. Nel 1963 è cappellano all’ospedale di Belluno e dal 1965 al 1983 parroco a Cusighe. Fu insignito del cavalierato della Repubblica, ottenne il Diploma di Alexander e la medaglia di bronzo per meriti di guerra e fu eletto “cappellano del Papa”. Nella pubblicazione da cui abbiamo tratto purtroppo non tutte per chiare ragioni di spazio, le notizie su don Celeste, con il capitolo “Sugli alti pascoli della Valfreda una chiesetta dedicata a Piergiorgio” Tommaso Magalotti ricorda da par suo come il 25 agosto 1991 venne consacrata e benedetta dal vescovo Maffeo Ducoli la chiesetta che porta il nome di Piergiorgio Frassati torinese, valoroso alpinista,, proclamato beato il 20 maggio 1990 da Giovanni Paolo II (era morto il 4 luglio 1925 fulminato da una paralisi; giovane militante in associazioni del laicato cattolico “si impegnò con tutto se stesso in iniziative di sviluppo sociale e di carità verso i poveri e i malati) e che l’8 settembre dello stesso anno davanti a quel sacello si è radunata un’altra piccola folla per la messa che don Celeste celebra in occasione del raduno del Gruppo italiano scrittori di montagna. Bepi Pellegrinon, che del Gism è socio e che all’epoca era sindaco di Falcade, pronunciò il discorso ufficiale riconoscendo merito a don De Pellegrini anche per questa realizzazione. Alla cerimonia di consacrazione erano intervenuti, il sottosegretario al Tesoro, on. Angelo Pavan, il presidente della Provincia di Belluno, Oscar De Bona, i sindaci di Moena e Soraga, il famoso giornalista Jans Gavronski, figlio di Luciana Frassati, sorella del Beato, ed una nutrita schiera di fedeli, appassionati e valligiani.
NELLE FOTO (riproduzioni da”Lassù l’ultima edito da Nuovi Sentieri Editori): la copertina della pubblicazione; don Celeste De Pellegrini; “Verso la cima” studio-disegno di Dante Moro per l’opera lignea di Valfreda; l’intervento dell’allora sindaco di Falcade, Bepi Pellegrinon; don Celeste con Dante Moro e col poeta, guida del Gran Sasso, il novantaquattrenne Federico Tosti che all’inaugurazione del sacello declamò la poesia “Er Cristo de la montagna”; “Excelsior (Omaggio a Piergiorgio Frassati)”, pure di Dante Moro; momenti della cerimonia; “Don Celeste” disegno di Arturo Copppola.